| RobTwili |
| | Andiamo per gradi.. allora, partendo dal presupposto che è già stata pubblicata e conclusa su EFP, questa FF ha diverse OS (capitoli a parte che comprendono Missing Moments verdi, arancioni e rossi), ha come protagonisti Robert Pattinson, Ian Somerhalder e Paul Wesley. La trama è essenzialmente questa: Dawn è una specializzanda del Vancouver Coastal Hospital, vive una vita mediocre tra il suo capo che è una caricatura di Crudelia de Mon, ed il mondo che si crea leggendo sempre libri. Capita però che un giorno, un paziente la inviti ad un concerto, dove incontrerà Robert Pattinson. Dawn è sicura, lui è l'uomo della sua vita, la comparsa di Ian Somerhalder però farà vacillare la sua sicurezza.. Ora, siccome sono tanti capitoli e sono abbastanza lunghi, io copierò ed incollerò da EFP, perdonate quindi eventuali errori (sono conscia della loro presenza) e mi scuso in anticipo perchè i primi capitoli sono scritti in modo frettoloso e sono abbastanza 'Pesanti'.. più si va avanti più lo stile cambia. La storia si alterna in 3 POV diversi (Dawn [che ha il volto di Samaire Armstrong], Robert Pattinson e Ian Somerhalder). I personaggi principali sono loro, ci sono poi quelli ricorrenti come il cast di Twilight e Vampire Diaries e l'amica di Dawn che si chiama Ellie (l'ho sempre immaginata come Hilary Duff castana). Mi sembra non ci sia altro da dire se non lo scusarmi ancora per la 'pesantezza' dei primi capitoli. Questo è un Dawn pov e il titplo del capitolo è 'Bad day'.Si, deve essere un sogno, non può essere vero. Sono cosciente che è un sogno, anzi per la verità è il mio sogno preferito. Sono in mezzo ad un bellissimo giardino, quello dei miei sogni e che assomiglia tanto a quelli che ci sono nei film ambientati nei castelli in Francia nell’Ottocento, e cammino verso quel bellissimo cespuglio di rose, rose blu per l’esattezza, le mie preferite. Tra un po’ le raggiungo e prendo quella più a destra che ci sia, la più bella di tutte a parer mio, ancora pochi passi e pì pì pì pì..pì pì pì pì.. Oh no! La sveglia.. Con uno schiaffo decido di spegnerla e cosciente per metà provo ad aprire un occhio per vedere che ora è.. bene le 6.01. Non c’è male, oggi ho il turno dalle 7 alle 17. Il peggiore a parer mio. Provo ad ascoltare se piove, perché se piove so già che la mia giornata comincia male. Ascolto attentamente e quello che sento è il nulla. Silenzio assoluto. Wow, non piove.. perfetto mi dico, ancora due minuti e poi mi alzo. Ma è il più grande errore che io possa fare.. appena chiudo gli occhi, o almeno così mi pare, mi ritrovo a correre sotto alla pioggia e continuo a scivolare e a cadere per terra..non so perché ma so che devo correre, è di vitale importanza per me. Corro, corro a più non posso fino a che non mi trovo al centro di una stupida via e capisco che è troppo tardi. Troppo tardi per cosa non lo so. Allora mi inginocchio e scoppio a piangere, e piango per non so nemmeno quanto tempo fino a che risento quel rumore pì pì pì pì..pì pì pì pì.. No, non è possibile, l’ho spenta DUE e dico due minuti fa.. se sta già suonando vuol dire che sono le 6.30 e che ho dormito per mezz’ora! Ma io tra mezz’ora devo essere al lavoro, non ce la farò mai a prepararmi. Mi precipito giù dal letto, e appena mi alzo, dalla foga, sbatto il piede contro il comò della mia camere perfetto, ci mancava solo questa! Ecco, la mia giornata sarà un disastro! Corro in bagno e mi sciacquo velocemente il corpo, corro in camera prendo i primi vestiti che mi capitano e senza nemmeno guardare che capi sono me li infilo. Prendo velocemente due biscotti infilandomene uno in bocca, prendo il mazzo di chiavi e parto verso la mia macchina. Salgo in fretta e furia e guardo l’orologio.. 6.47. No, non ce la farò mai ad arrivare in macchina in tempo con il traffico che mi ritrovo. Decido di tentare a piedi.. infondo sono solamente quattro isolati. Ringrazio il mio angelo custode, se veramente ne ho uno, di avermi fatto indossare anche questa mattina le mie bellissime Converse verdi e comincio a correre. Mentre corro accendo il telefono, e comincio a sentire la vibrazione che parte. Fantastico, tre messaggi e io non posso rispondere a nessuno prima della pausa pranzo. Corro, corro e corro fino ad arrivare davanti all’ospedale, anzi, al Vancouver Coastal Hospital, che con la sua imponenza mi fa sentire ancora di più una formica, e inforco la porta mentre mi scontro con più persone “Scusi, scusi, scusi” ripeto a tutti, ma sento che più che accettare le mie scuse imprecano e basta. Arrivo di fretta nello spogliatoio, e mi tolgo i miei vestiti per indossare il camice e la tuta azzurra da ospedale sotto. Solo in quel momento mi accorgo di quello che ho messo alla mattina. Felpa blu e jeans a sigaretta. Sexy, faccio invidia alle modelle di Victoria’s Secrets, con ancora il camice mezzo da indossare corro fuori e guardo l’orologio. 7.12. Panico. Non sono mai arrivata in ritardo al lavoro, e oggi addirittura con 12 minuti di ritardo. Non è proprio da me. Sperando che il mio fantastico supervisore, che per cattiveria va alla pari con Crudelia De Mon, non mi veda, corro verso il banco dove ci sono tutte le cartelle cliniche dei pazienti. Ho quasi finito di mettermi il camice quando da dietro di me sento una voce, anzi no LA voce che con disprezzo mi dice “Dottoressa Roberts, siamo in ritardo questa mattina mi sembra” io, color papavero sotto al sole abbasso lo sguardo e, non so ancora dove, trovo il coraggio di dire “Si, mi scusi dottor Shore, non succederà più” e l’unica cosa che quell’essere spregevole riesce a rispondere è “Ovvio dottoressa, se una specializzanda ha il vizio di arrivare in ritardo viene esclusa dal programma”. Ecco. Questa giornata sarà pessima, peggio di pessima, pessimissima. Non ci sarà nulla che andrà bene. Me lo sento. E sono anche sicura che per com’è fatto il Dottor Shore, oggi non avrò un attimo di pace. Prendo la prima cartella che c’è senza nemmeno guardare il nome del paziente o i sintomi che ci sono scritti. Mi avvio solamente alla stanza, che ironia della sorte è la 17. Arrivo dentro con una faccia che è un misto di emozioni, rabbia, delusione e tristezza, ma la signora stesa sul lettino sembra stia per morire. Oh mio Dio, e ora questa che cos’ha? Manca solo che muoia una paziente oggi e la giornata si conclude bene. “Salve signora….”cerco il nome nella cartella maledicendo le infermiere che scrivono sempre peggio “Gramit” finisco di dire alcuni secondi dopo, ancora rossa in viso perché sono stata squadrata dalla testa ai piedi come se fossi un’aliena. “Che sintomi presenta?” la gentilissima signora, che potrebbe benissimo essere la moglie del mio supervisore, mi risponde con una voce acida “Mal di stomaco, ho sempre mal di stomaco dopo aver mangiato”. Vista la mole signora, mi sa che il problema è la quantità e la qualità del cibo che ingerisce la causa del suo mal di stomaco. Certo, però non posso rispondere così ad una paziente, così sorrido sotto ai baffi per il mio pensiero e cerco di rivolgermi a lei con il modo più gentile possibile, fino a che non sento la sua risposta. “E che razza di medico è lei che ride delle malattie dei pazienti scusi? Io vengo qui per il sevizio che offrite e per il personale specializzato, non mi aspetto certo che una ragazzina, che abiterà ancora con la sua famiglia mi prenda in giro per il mio male!” . Lei non sa nulla di me, e non si dovrebbe nemmeno permettere di fare affermazioni del genere, brutta vecchia bisbetica che mangia tutti i giorni schifezze e che probabilmente ha più di un gatto per casa a cui avrà dato nomi ridicoli tipo Fuffi, Campanellino e chissà che altro. E per la precisione ho 23 anni e non vivo più con i miei da quasi 5 anni! “Scusi signora, non stavo di certo ridendo ne di lei e ne del suo male, mi può credere, avevo solo pensato ad una cosa buffa”, fiuu, cerco di salvarmi in corner con questa battuta, ma la signora, più stizzita di prima risponde “ e ci mancherebbe altro che una ragazzina come te ridesse di me”. Comincio a spazientirmi pure io, e dopo averle prescritto un antiacido, che spero le faccia venire un’ulcera, le dico che se il problema persiste ancora per molto si ripresenti. La saluto con più gentilezza di quanta se ne meriterebbe ed esco dalla sala. Ritorno a prendere un’altra cartella e un’altra ancora, per fortuna i pazienti dopo sono dei simpatici vecchietti che mi fanno tornare momentaneamente il buonumore. Sta arrivando la mia pausa pranzo, mi avvio da sola verso le macchinette, dove cerco di trovare un panino decente per poterlo mangiare in santa pace, da sola. Sento una voce che mi chiama, mi giro e vedo che ci sono tutti gli altri specializzandi del mio anno seduti, che mi dicono di sedermi con loro. Rifiuto gentilmente l’invito, perché oggi non è proprio il giorno giusto per sedersi a tavola a parlare del più e del meno. Dopo aver preso il panino, che deve essere vecchio quanto l’ospedale, mi avvicino anche alle macchinette del bere e schiaccio il primo bottone, senza sapere nemmeno che cosa ho preso. Bhè, poteva andarmi peggio, acqua frizzante, ci sta con il mio panino. Mi avvio assieme al mio bagaglio di tristezza verso il corridoio che di solito è deserto o quasi, mi siedo sul primo lettino vuoto e comincio a mangiare. Senza accorgermene i miei pensieri cominciano a divagare e ritornano alla signora Gramit, le sue parole mi hanno ferito più di quanto io stessa abbia lasciato a vedere, come può permettersi una persona che nemmeno mi conosce, dirmi certe cose? Dopo aver appallottolato la mia carta di panino apro l’acqua e comincio a sorseggiarla, ma sento ancora LA voce..non è possibile.. non può essere, questo c’è in ogni luogo. “Dottoressa Roberts, visti i 12 minuti di ritardo di questa mattina, ho pensato che per farla recuperare, può benissimo fare 12 minuti in meno di pausa pranzo, nella sala 2 c’è un paziente con una possibile frattura alle dita, siccome non è molto propenso a rimanere in ospedale ci vada subito per piacere”. Ecco, lo sapevo io, la mia giornata sarà eterna.. non finirà mai.. non arriveranno ma le cinque di questo pomeriggio quando finalmente abbandonerò questo inferno vetrato e andrò verso casa dove passerò una bellissima serata distesa nel mio divano a guardare un film o a leggere un bel libro. “ Si Dottor Shore, ci vado subito” dico alzandomi in fretta dal lettino e buttando carta e bottiglietta, mezza piena tra l’altro, nel cestino. Mi avvicino ancora una volta al bancone delle cartelle e prendo quella della sala due, senza, per l’ennesima volta, guardare il nome. Entro nella stanza e come al solito comincio la mia messinscena, nascondo i miei sentimenti, sorriso stampato sulle labbra… “Buongiorno signor…” questa volta l’attesa per leggere il nome è più breve, è un cognome famoso, “Rathbone” che scherzo strano questo, si chiama J. Rathbone, magari è proprio quello che fa Jasper..sarebbe fico.. allora si la mia giornata cambia. Sento un “Buongiorno” da una voce che per tristezza farebbe concorrenza a me, e mi avvicino al paziente, quando con mia grande sorpresa scopro che è proprio lui, è QUEL Jackson Rathbone, non ci sono dubbi! Non ha la parrucca bionda che porta in scena, ha solamente i suoi splendidi capelli castani raccolti in un codino, e non porta le lenti a contatto dorate, ma ha solamente i suoi bellissimi occhi verdi. “cavolo” oh Signore, aiutami tu, perché mi è uscito CAVOLO dalla bocca?! Che figure devo fare per un personaggio famoso che incontro? Ma lui non è un personaggio famoso qualunque, lui è JACK! Fa parte di uno dei miei film preferiti, perché, ebbene si, anche io a 23 anni suonati sono innamorata di Twilight e di tutti i libri scritti dalla Meyer! Rossa di vergogna per la mia battuta abbasso lo sguardo, e vedo che lui sta sorridendo per l’esclamazione che ho fatto quando l’ho riconosciuto. Cerco di respirare normalmente e con tutta la professionalità che mi è rimasta dico “Allora, vediamo un po’ questa mano che cos’ha”. Lui alza la mano destra e me la porge.. ho quasi paura a toccarla, convinta che lui si dissolverà, ma diavolo, sono un medico, devo pur fare qualcosa! Capisco che non è rotta, non è gonfia, bene, almeno non dovrà trattenersi qui per molto. “Signor Rathbone” cosa posso dirgli Jack, J.Action? no, certo devo rimanere professionale! “la mano non è rotta, forse hai solamente preso una bella botta” lui punta i suoi occhi verdi su di me ed esclama “Dottoressa D. Roberts, puoi benissimo chiamarmi Jackson o Jack, mi fai sentire vecchio se mi chiami Signor Rathbone !” Scoppio in una risata che da quanto naturale è non so nemmeno da dove esce e gli dico “ok, Jackson, ma allora chiamami Dawn, non mi sembra giusto che mi chiami dottoressa” e lui sorride a sua volta esclamando “ok, Dawn”. Scopro che si è fatto male nel set di Eclipse, dopo che ha sbagliato una mossa e ha sbattuto in non ha ben capito quale parte del corpo di Kellan, evito quindi di sembrare una fan sfegatata della saga, perché, sono un dottore, e non sta bene! Lo accompagno a fare i raggi, e dopo aver appurato che la mano non è rotta, ma è solamente una botta, ritorniamo nella sala 2, dove cerco di fasciargli la mano. Il mio paziente non sembra molto convinto di voler una fasciatura, ma in modo gentile, non so perché ma con lui è facile essere gentile, gli dico “ dovrai tenerla solo fino a domani, bastano 24 ore, poi ti spalmi la pomata che ti ho prescritto e tutto torna normale”. Mi guarda come se avessi detto una bestemmia, e mentalmente cerco di pensare alla mia frase, se posso averlo offeso in qualche modo. Lui sempre con quello sguardo sconvolto mi dice “ il problema è che la mia mano mi serve questa sera, non capisci? Ho un concerto con il mio gruppo qui a Vacouver, non posso cacciare pacco” cavolo..non sapevo che avesse un concerto questa sera.. averi preso i biglietti, mi piacciono molto le canzoni che fa con il suo gruppo. Lo guardo, poi abbasso lo sguardo e ritorno alla mano che sto fasciando, la destra.. “ma tu sei mancino o destro?” mi guarda con aria stupita e mi dice “destro,perché?” con un sorriso lo guardo “bhè, allora non c’è problema per suonare la chitarra, cerco di fasciarti solamente le ultime tre dita della mano, però devi promettermi che rimarrai in assoluto riposo dopo il concerto, e che ci metterai la doppia razione di crema, altrimenti potresti risentire di qualche male più avanti” mentre gli dico queste cose vedo che nel suo splendido viso si allarga un sorriso e mi risponde “ma tu come fai a sapere queste cose? Suoni per caso?” Oh.. scema pure io.. vado a dire cose che magari con un osservatore acuto come Jack, Jack, sembra che lo conosca dall’asilo, il mio amico Jack, mi chiede..e io non voglio ricordare queste cose. “Si..suonavo la chitarra e la batteria, ma non suono più” . Nel mio viso c’è un velo di tristezza che di sicuro lui ha notato, perché, con di nuovo quel sorriso nel viso mi dice “sei ufficialmente invitata questa sera a venire a sentire il mio gruppo! Puoi portare chi vuoi, anzi, ti lascio anche il mio numero, così quando arrivate fuori dal locale mi chiami che io vengo fuori e dico alla guardia di lasciarvi passare” wow, lui si che è gentile! Gli sorrido, e mi ricordo che però il mio turno finisce alle 17, e di solito sono molto stanca. “Grazie, ma non serve, figurati, ho fatto solo il mio dovere di medico, anzi, forse il mio capo avrebbe anche qualcosa di dire sul come l’ho svolto, non..” “ stai scherzando spero! Se tutti i medici fossero come te verrei all’ospedale più spesso!” scoppio a ridere e come il mio solito divento rosso papavero, ma lui sembra non accorgersene e continua “anzi, sai che cosa? Ritiro quello che ho detto, non è che ti invito venire questa sere, ti OBBLIGO!” scandisce l’ultima parola come se fosse un’ordine. Mi metto a ridere e senza rendermene conto esclamo” oddio, non è che poi tu usi i tuoi poteri per giocare con le mie emozioni e mi costringi a venire al concerto?” ma me ne pento subito, che ho detto? Ecco, mi sono smascherata, la specializzando ventitreenne che legge i libri per adolescenti e guarda i film con i beniamini delle ragazzine. Lui mi guarda stupito e mi dice “ma allora sapevi chi ero?” ma che domanda scema è questa?come facevo a non sapere chi è? Ho tutte le canzoni che ha inciso con il suo gruppo..e si, è anche lui uno dei Belli e dannati di quella saga! “ehm..si, so chi sei, e devo dire che mi piace anche molto la musica che fate con i 100 Monkeys, ma che cosa centra?” Ancora una volta scoppia a ridere e dice “sei una delle poche persone che abbia conosciuto che non mi abbia chiesto ne un autografo ne una notizia sul film o sugli attori! Altroché se devi venire questa sera! Devi assolutamente conoscere gli altri!” Wow, è un’esplosione di vitalità! Jack è come una bomba di felicità, sto ancora una volta per declinare l’invito dopo che mi ha messo un foglietto con il suo numero in tasca quando ancora una volta sento quella voce “Dottoressa Roberts, ci sono ancora tanti pazienti che hanno bisogno di lei” guardo Jackson con uno sguardo che di felice ha ben poco, e dopo aver guardato l’orologio e aver visto che le lancette assieme a lui hanno ingranato la quarta, mi accorgo che mancano esattamente tre lunghissime ore alla fine del mio turno. Lui capendo quello che mi passa per la testa mi sorride e mi dice “mi raccomando alle 7 devi essere al Pub che ti ho detto, altrimenti poi non entri più” Oddio, alle 7.. quel posto è dall’altra parte della città e ci si mette circa un’ora e mezza partendo da qui e nell’orario di punta, questo significa che non posso nemmeno andare a casa a cambiarmi e nemmeno a fare una doccia! Lo guardo ancora più triste di prima e gli dico “ti ringrazio dell’invito, ma finisco il turno alle 5, e ci vuole un’ora e mezza da qui, non farei nemmeno a tempo ad andare a casa a cambiarmi e..” “ma che cosa ti interessa? Vieni in camice se vuoi, tranquilla, non è un locale di lusso, puoi venire vestita come vuoi, non ti bloccano all’entrata anche perché vengo io a prenderti!” Mi fa anche l’occhiolino! JACKSON RATHBONE MI HA FATTO L’OCCHIOLINO??! No, di sicuro la sveglia deve ancora suonare, non può essere! Rossa papavero come sempre mi dirigo verso la porta con il sorriso in faccia e lo saluto. Vado dal mio capo, che sarà furioso perché ancora una volta non arrivo appena lui chiama. Nelle altre tre ore visito altri pazienti, il numero esatto non riesco a ricordarlo..e sono anche sicura , che non riesco a ricordare tutti i sintomi che avevano. Finalmente sono le 17. Mi sto dirigendo con un sorriso ebete verso lo spogliatoio,ma non perché Jackson mi piaccia, sembra tanto un buon amico..ho il sorriso sulle labbra perché questa mattina quando ho sbattuto il piede in camera non mi rendevo conto che questa poteva essere una giornata meravigliosa. Cavolo, ho medicato Jackson Rathbone, se lo sapesse Ellie, anzi, ora la chiamo subito, così le chiedo anche se vuole venire con me. Sto aprendo la porta dello spogliatoio quando lui, la Crudelia De Mon del VCH mi chiama e mi dice “Dottoressa Roberts, dove pensa di andare? Mancano ancora esattamente 5 minuti alla fine del suo turno” stronzo, mi hai rubato la pausa pranzo e ora non mi permetti nemmeno di uscire 5 minuti prima? “ma non ci sono più cartelle, ho controllato” e allora alza gli occhi e mi guarda con un mezzo sorriso da demonio nelle labbra “Dovrebbe stare più attenta Roberts, si sbaglia, c’è una cartella invece, eccola qui, e ora muova il suo culo e vada a medicare questa signora!” Brutto stronzo, ma come ti permetti di rivolgerti così a me? Solo perché io non sono una che te la da come fa Cherry, che pur di essere promossa agli esami e pur di essere una tua specializzando va a letto con i professori e con te? Se io sto sotto di te come specializzando è solamente perché me lo merito! Nessuno mi ha mai regalato nulla! “oh, si subito Dottor Shore, ci vado subito” il mio livello di rabbia interiore è talmente alto che potrei essere un drago che sputa fuoco dalle narici. Mi dirigo a grandi passi vero la stanza 3 e quando apro la porta mi trovo davanti una signora, di quelle tipo la signora Gramit, e capisco, che pochi minuti prima il mio intuito aveva torto, questo è veramente uno dei giorni più brutti. La signora che mi trovo davanti non mi farà finire prima di mezz’ora e io devo andare al concerto, l’ho promesso! Guardo la signora che mi ricorda tanto quella della mattina, e con il mio solito sorriso le dico “buon pomeriggio signora” ancora una volta di fronte ad uno sguardo che gela, “salve signorina, allora mi fa male se mi schiaccio qui, e poi ho un dolore alla gamba” la prima cosa che mi viene in mente è appendicite. Dolore alla pancia e male alla gamba, non può che essere quella. “Posso signora?” le chiedo spostando la sua mano da dove si tiene premuta e tastando se si sente l’infiammazione. “si,ma fai pianoooo,aia! Ma che modi! Ragazza! Ti dico che mi fa male e tu mi schiacci ancora più forte! Vuoi farmi morire??!” Ecco che ci risiamo! “scusi signora,ma devo sentire se magari è infiammata l’appendicite” la signora mi guarda con gli occhi sgranati e mi dice “nessuno in famiglia è mai stato operato, non posso averla io..e poi non ho mangiato gelato o cose del genere” ecco che ci risiamo per la seconda volta“signora, per prima cosa non vuol dire nulla che nessuno nella sua famiglia abbia avuto questo, non è una cosa congenita, e per il gelato, non centra nulla, può presentarsi questa infiammazione anche se si mangiano molti frutti, per esempio pesche o anche senza che lei mangi nulla di stano. Quando capita, capita” Non sembra convinta della mia spiegazione, e con fare molto minaccioso mi dice “mi dispiace, ma non sono convinta del suo consulto, voglio un altro dottore!” guardo l’ora, sono le 17.17, ironia della sorte più sfiga di così si muore! La mia amica Holly dovrebbe essere arrivata, quindi dico ancora con quella poca faccia da poker che mi è rimasta “d’accordo signora, ora le vado a chiamare la mia collega, le auguro una piacevole serata” la signora mi guarda come se io fossi pazza, forse non si aspettava che io andassi via veramente, ma ora come ora non mi interessa. Sono stanca, voglio andare a quel concerto perché l’ho promesso e non sono nemmeno vestita decentemente. Esco dalla sala,raggiungo Holly e la aggiorno della situazione. Anche secondo lei, senza visitarla, è un’infiammazione all’appendicite, ma decide di andare lo stesso. Torno in spogliatoio arrabbiatissima, mi cambio e mi guardo allo specchio.. cavolo sono molto più brutta del solito,perché già non sono bella di mio, ma oggi..non ho un filo di trucco, i miei capelli come al solito sono indomabili, e ringrazio la mia parrucchiera nonché amica per quel taglio corto che mi ha fatto, e la mia felpa e i miei jeans non sono proprio adatti per un concerto! Decido però che non posso proprio rompere la promessa, devo andare, così chiamo Ellie, lei c’è sempre per me quando ho bisogno, sentirà dalla mia voce che sono giù, e spero deciderà di accompagnarmi..e poi, cavolo, c’è tutto il cast di Twilight, figurarsi se lei uno viene! Prendo il mio cellulare, talmente vecchio che nemmeno fa i video,scatta solamente delle brutte foto, ma a me va bene così, mi basta che chiami! Squilla una, due, tre, quattro volte, cavolo non è proprio da Ellie non rispondere, comincio a preoccuparmi, quando ecco che sento la sua voce “pronto” mi risponde in un sussurro “Ellie,stai bene? Che succede?” un secondo di silenzio, e poi un conato di vomito “no,Dawn non sto per niente bene, questa mattina non sono nemmeno andata al lavoro, stavo troppo male, ti ho anche scritto” Oh, i messaggi di questa mattina che non ho letto.. “ti serve qualcosa?vuoi che venga li da te?” provo a chiederle, ma so già la sua risposta “no,no figurati,vai a casa tranquilla.. vedrai che tra un po’ passa tutto.. piuttosto perché avevi chiamato?” e ora come glielo dico? Mi uccide.. di sicuro lei mi obbliga ad andare.. ma io vorrei andare a casa da lei ad aiutarla.. opto per la verità..non so proprio mentire ne a lei.. ne a nessuno “ehm.. oggi qui in clinica è venuto Jackson Rathbone perché aveva preso una botta…” Non faccio a tempo a finire che già lei comincia. “JACKSON RATHBONE??JASPER??è venuto da te? Che ti ha detto? Che vi siete detti? O che emozione..gli hai fatto una foto? Hai chiesto un autografo?” Ecco..e chi la ferma più..lei e la sua fissa per i vampiri, mi ha fatto amare Twilight e ora mi sta portando sulla stessa strada con Il diario del vampiro..perchè a detta sua.. Stefan è un gran fico! “Ecco,magari se mi fai finire..questa sera fa un concerto e mi ha invitato, e potevo portare chiunque..avevo pensato a te..ma se sei ammalata.. mi dispiace tanto.. ha detto che c’erano anche gli altri” provo ad ascoltare..non sento nulla “Ellie??” Silenzio. “Ellie,ci sei?comincio a preoccuparmi!” Sento che tira su con il naso e mi dice “non ce la faccio proprio a venire io..vai tu da sola, magari sarà per un’altra volta..” Si certo..io da sola..ma cosa le passa per la testa? “Ellie, io non ci vado da sola, vengo subito da te e ti faccio un bel tè caldo..un piattino di riso bianco..due o tre fette biscottate e..” “NO!NO! non hai capito..tu ci vai..questa è la tua occasione! Devi andarci!! Ecco che si mette “Ellie,no..cioè..non ci vado da sola..ora lo chiamo e gli dico che non poss..” “cosaaaaaaaaaa?ti ha dato anche il suo numero?o mamma!svengo! no cara mia! Tu ci vai eccome se ci vai! Altrimenti se scopro che non ci vai mi arrabbio e rompiamo le amicizie!promettimi che ci vai” Ecco..lo sapevo..lei lo sa..lei lo sa che se prometto poi devo mantenere.. “Ellie..io..” “PROMETTI” Sento urlare dal telefono. “Promesso” sussurro rassegnata. “e se vedi quel figo di Rob digli che lo saluto.. anzi digli ‘la mia amica Ellie, mi ha detto di salutarti..e di dirti che sei anche un bel figliolo!” Ecco perché le voglio bene.. anche quando lei sta male mi fa sempre fare un sorriso.. sento che sto ridendo.. e le dico “grazie Ellie” lei ha capito perché.. e senza perdersi d’animo mi urla “come sei vestita?e soprattutto i tuoi capelli come stanno??” Eccola..la temevo questa domanda.. sa che di solito vesto sportiva.. e sa anche che non mi trucco mai e che i miei capelli sono indomabili.. “ehm.. ecco.. sono vestita.. e i capelli sono come al solito” dall’altro capo della linea sento un secondo di silenzio e poi Ellie che mi dice “immagino che tu abbia una felpa, un paio di jeans e le tue Converse, giusto? Per quanto riguarda i capelli probabilmente questa mattina nemmeno li hai pettinati e non hai un filo di trucco” come ha fatto? Mi guardo in giro in cerca di una telecamera attraverso la quale lei possa avermi visto. “sono così prevedibile?” si mette a ridere e mi esclama “Aspetta.. la felpa è quella blu!” Cavolo.. non ha sbagliato proprio nulla “ecco.. si sono io!” “visto che non posso venirti a sistemare direi che devi andare così.. a che ora devi essere li?” “alle 7 mi ha detto Jackson..” e solo in quel momento guardo l’orologio.. sono le 17.32.. cavolo oggi sono sempre in megaritardo…chiudo velocemente la telefonata anche perché Ellie si stava sentendo male, e con un groppo in gola grande quanto il Monte Bianco corro verso l’uscita per cercare un taxi. Solo ora però mi accorgo che questa mattina dalla fretta ho lasciato il mio giubbotto a casa.. questa sera gelerò.. e non ho nemmeno l’ombrello. .l’aria è carica di elettricità come prima di un temporale. .perfetto.. la mia giornata non si potrebbe concludere meglio! Chiamo il primo taxi che vedo e gli dico se per piacere può portarmi in quel posto.. e in modo anche veloce.. ho un appuntamento.. Non è un vero e proprio appuntamento a dire la verità.. ma lui non lo sa.. Corre e corre, ma ad un certo punto vedo che si ferma.. e il taxista mi dice “Signorina, è l’ora di punta, qui dovrà attendere un po’.. mi sa che mezz’oretta da qui al posto dove deve andare ci vuole”. Guardo l’orologio.. 18.45. non è possibile.. qualcuno lassù mi vuole male! Decido di chiamare Jackson per dirgli che arriverò 15 minuti in ritardo.. “Pronto?” e ora che gli dico? “ehm.. Pronto Jackson.. sono Dawn.. scusa se ti disturbo.. ma a causa di un inconveniente arriverò con 15 minuti di ritardo.. va bene lo stesso?” Aspetta un secondo in cui sento che dice qualcosa a qualcuno di cui forse capisco le parole “dottoressa..per te.. carina” e subito mi metto a ridere mentalmente.. forse più che carina ha detto cretina! Con la figura che ho fatto! “Certo.. non ti preoccupare.. se io sono occupato con il sound check mando fuori a prenderti un mio amico” wow.. è sempre più simpatico questo Jackson.. “grazie” Sento che di nuovo ho il sorriso che mi spunta nelle labbra. “Figurati.. a dopo allora” e riattacca. Quale strano potere possa avere questo ragazzo per mettere sempre il sorriso non lo so.. però mi ricorda molto Ellie.. ha lo stesso suo potere! Alle 19.12 finalmente il mio taxi si ferma davanti a quel benedetto club. Sono tutti vestiti bene.. che mi ha detto quell’altro? Altro che entrare anche con il camice! Le ragazze hanno tutte top e minigonna, nonostante il freddo, e i ragazzi sono vestiti alcuni in camicia e altri con una semplice t-shirt. Mi sento bruciare.. devo avere il volto che più che rosso papavero sta diventando fuoco vivo. Che stupida idea malsana mi è venuta di venire da sola a questo stupido concerto? Ormai il mio taxi è già andato via.. ma non succede nulla.. posso benissimo tornare a piedi.. in fin dei conti casa mia è solo.. dall’altra parte della città. Mi viene persino da piangere, anche perché in questo momento mi ritorna in mente la giornata che ho passato. Sono quasi decisa a girare i tacchi, bhè,insomma girare le Converse e tornare a casa mia quando una voce mi chiama “Dawn! Sei arrivata! Per fortuna! Stavo per entrare! Vieni che ti accompagno! Sei da sola?” Ecco, ora non posso più tornare indietro.. mi volto, già con il mio solito sorriso finto pronto quando vedo che lui, Jackson ha il sorriso più vero che ci possa essere stampato nel viso. Non ci riesco, i miei muscoli facciali si muovono da soli, e un sorriso vero mi ritorna al viso “si, la mia amica è ammalata e non ha potuto venire” . Proprio in quel momento capisco però che, nonostante mi faccia spuntare un sorriso, non è che mi piaccia, cioè fisicamente è proprio un bel ragazzo, non c’è che dire, ma lo vedo come se potesse essere il mio migliore amico. È come se fosse il mio Jacob.. sorrido, lui è un vampiro non un licantropo! Jack sembra aver notato il mio sorriso,ma è talmente gentile che non mi chiede il motivo. Mi accompagna dentro, e mi porta verso un tavolo circondato di persone.. ecco, sento che sta tornando il mio bellissimo rosso papavero a mano a mano che ci avviciniamo al tavolo. Ci sono gli altri componenti della band che si presentano ad uno ad uno, ed è una cosa inutile, visto che già li conosco, e anche con mia grande sorpresa, gli attori della famiglia Cullen! Quanto sono belle le ragazze! Ashely è più alta di me, ma mi accorgo che porta dei tacchi altissimi e un vestito sopra a dei jeans a sigaretta che di certo donano di più a lei che a me,e appena mi vede mi abbraccia e si presenta, Nikki come Ashley porta tacchi alti e una canottierina-vestito sopra ai jeans ed è come Asley più alta di me, e in barba a tutti quelli che dicono che è antipatica, mi tende la mano con un sorriso genuino che si riflette nel mio volto. Poi c’è lei, la stangona, Kristen, che mi guarda dall’alto con i suoi 167 cm. Nonostante sia vestita peggio di me, e questo in qualche modo mi conforta, mi sorride e mi fa un cenno con la testa, poi quando vede che io tendo la mano e che sto per metterla giù per evitarmi una figuraccia la prende e me la stringe. Wow, non la facevo così gentile, forse non è ciò che appare! E poi ci sono gli altri due fratelli Cullen, Kellan è enorme, dai miei 163 cm di altezza guardo lui che è bhè..un armadio..alto e muscoloso, e poi anche lui è bello! Ha i capelli tinti di nero per fare Emmett, e i suoi occhi azzurri risaltano ancora di più! Lui invece, forse per seguire l’esempio di Ashely, non mi prende la mano, ma mi abbraccia stritolandomi e lasciandomi senza fiato! E poi mi giro e vedo lui, Edward Cullen, alias Robert Pattinson, cavolo, sapevo che era bello, ma così bello no! Mi sorride e mi tende la mano, ma la mia non arriva, non riesco proprio a muovere un muscolo! Bloccata, bloccata come una statua del presepe, immobile, il solo segno di vita che posso permettermi, e che non vorrei ci fosse, è il colore rosso papavero che c’è nelle mie guance! Lentamente dopo non so nemmeno quanto tempo, alzo la mano, e con tutta la sicurezza di cui dispongo in quel momento, cioè meno un milione dico “piacere, Dawn” lui mi risponde alquanto imbarazzato “piacere mio, Robert”. Ecco, ci mancava solo questo, con la mia stupida goffaggine ho fatto imbarazzare Robert Pattinson! La serata procede molto allegramente, mi chiedono del mio lavoro,della mia università, di quanti anni ho, dove sono nata, e rispondo con la solita tiri-tera; “lavoro al VCH, ho frequentato medicina ad Harvard, sono nata il 21 marzo 1986 a New York”. Fortunatamente le domande si fermano li, con qualche battuta sul fatto che sia nata proprio il primo giorno di primavera. Per tutta la sera però mi sento un paio di occhi addosso, che non sono quelli di Jack, che mi ha ringraziato più e più volte per la fasciatura che ho provveduto a rifare, non sono nemmeno quelli di Kellan, che ha più volte ribadito che viene a farsi un controllo al mio ospedale, sono quelli di Robert, di un’azzurro che nemmeno il cielo più bello regala mai qui a Vancouver.. il tipico cielo azzurro che si vede nelle cartoline che ti mandano i parenti quando vanno in Italia. E ogni volta che mi accorgevo di essere guardata sentivo il papavero in viso che si accendeva, come se già non fosse stato presente per tutta la serata! Comunque deve veramente aver pensato che io sia una stupida, ridevo sempre, si perché oltre a diventare papavero, quando mi vergogno mi sorge una risatina nervosa che odio, e se qualcuno mi chiedeva una cosa cominciavo a gesticolare come un vigile in centro a Vancuover! Per fortuna il concerto dopo un’oretta finisce, e finalmente, dopo aver salutato e fatto i complimenti a Jackson e a tutta la band, decido per me che è ora di ritirarmi nel mio regno, la mia casa, dove li sono la protagonista di tutti i libri che leggo. Sono le 22.30, e se ci metto anche un’ora ad arrivare a casa perché c’è meno traffico, tempo che mi metto a letto, dormo meno di 6 ore, e domani rischi di fare tardi di nuovo, ma non mi conviene se voglio mantenere il mio posto di lavoro. Saluto tutti con un vero sorriso sulle labbra e poi mi avvio verso l’uscita, dopo aver promesso a tutti che li avrei rivisti, Kellan insisteva “mi raccomando, bisogna rivedersi qui, non si sa mai che ci sai qualcuno che ha un colpo al cuore!” Rideva di gusto mentre Robert accanto a lui lo guardava in malo modo. Anche Ashley e tutte le altre sono state gentili, mi hanno fatto promettere che una volta usciremo tutte assieme e io ho promesso di si! In fin dei conti anche se sono attrici famose, sono ragazze normali! L’unico che continuava a guardarmi ma mi ha solamente salutato è stato Robert, “ciao” mi ha detto, cavolo lui si che ha la puzza sotto al naso! Sa di essere bello e se la tira proprio! Parlava poco con me, principalmente con Kellan e Jack quadno scendeva dal palco durante le pause. Comunque dopo aver salutato tutti esco e,con mia grande sorpresa, vedo che nessuno si trova fuori dal porticato. Strano, non mi sembra freddo da rimanere chiusi dentro, forse per quelle ragazze in top e mini si, ma per i ragazzi no, poi sento un rumore.. come di acqua che continua a cadere, ma tanta acqua. Ecco, piove, ma non piove solo, Diluvia, con la D maiuscola e in carattere 100. Maledicendo me stessa che alla mattina non mi sono presa ne ombrello ne cappotto, mi tiro su il cappuccio e corro fuori, cercando di non inciampare sulle scale fradice. Corro fino alla strada, dove cerco di ripararmi come posso dalla pioggia, mentre con l’altra cerco di fermare il taxi che sta passando. Macchè fermare, va ad una velocità assurda e io nemmeno mi accorgo che nella strada davanti a me c’è un’enorme pozzanghera, e il taxi passando la centra in pieno e mi schizza completamente di acqua “ecco, come se non bastasse l’acqua dall’alto arriva pure dal basso” ormai ho i nervi talmente a pezzi che parlo da sola, e sento qualcosa che mi punzecchia dentro agli occhi. Perfetto, ora piango anche! E le lacrime che mi sgorgano dagli occhi sono di rabbia, di frustrazione per oggi e per ieri, e anche l’altro ieri! Ecco.. Non c’è assolutamente nulla di meglio! La mia giornata non poteva finire meglio di così! Ormai non cerco nemmeno più di ripararmi, sono bagnata fradicia, e piango, aspetto solo che arrivi un maledettissimo taxi. Quando da distante sento una voce che esclama “Hey, dottoressa, ti serve un ombrello per caso?”. Non faccio nemmeno a tempo a girarmi che lui sta correndo verso di me, e appena mi raggiunge mi guarda con quegli occhi azzurri, più belli del cielo e mi sorride. Io come sempre, non so che dire, lo guardo e cerco di sorridere di rimando, ma l’unica cosa che mi riesce è una smorfia. Allora scoppio a ridere per davvero.
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